Giulia Papotti dal CERN al Berenini


Donne = Scienze. Un’equazione possibile

 

Ha chiamato sua figlia Emilia, un nome che le ricorda la terra da cui proviene. L’ingegnere Giulia Papotti, originaria di Noceto, concilia il suo lavoro al CERN di Ginevra con il suo essere mamma di una bimba di appena due anni. 

Essere donne e scienziate, conciliare i tempi di famiglia e professione, compiere scelte di studi diverse da quelle imposte dai bias cognitivi, sono alcuni dei temi al centro della Giornata internazionale delle ragazze nella Scienza, celebrata l’11 febbraio.

Alcune classi del Berenini hanno incontrato Giulia Papotti, in collegamento da Ginevra. A facilitare l’incontro il prof. Emanuele Viani, a capo del nostro ufficio tecnico, e il prof. Ermanno Papotti, già docente di Fisica nonché papà della ‘nostra scienziata’.

 

Il liceo e la laurea a Parma

 

Il percorso scientifico di Giulia parte proprio dal nostro territorio: dal liceo scientifico Ulivi di Parma e prosegue con la facoltà di Ingegneria delle telecomunicazioni dell'UNIPR, nella quale la presenza delle donne era solo del 10% .

La sua esperienza al CERN ha inizio grazie ad un'opportunità presentatasi ancora prima della laurea: uno dei suoi professori universitari aveva contatti con un technical studentship che collaborava con l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare, dopo essersi messa in contatto con questa figura, la Papotti è stata presa per elaborare la sua tesi al CERN. Da quel momento non è più tornata: secondo il primo contratto sarebbe dovuta rimanere solo 6 mesi, tuttavia la sua permanenza è stata estesa a 14 (il massimo). Dopodiché ha deciso di continuare con un dottorato di ricerca, durato tre anni e successivamente con un postdoc di due anni e mezzo, per essere infine assunta ufficialmente come parte dello staff. Contratto dopo contratto, non è più tornata indietro.

Oltre ad aver costruito una bellissima famiglia, è ingegnere capo al CERN e per 7 anni si è occupata dell'LHC (Large Hadron Collider), l’acceleratore di particelle da 27 km di circonferenza.

 

Fortuna + impegno, ma solo il 10% al CERN è donna

 

“E’ difficile essere scelti solo attraverso un curriculum. Nel mio caso è stata una combinazione di lavoro impegnato e di un colpo di fortuna”, ci spiega la Papotti, che poi tocca un argomento

importante: la presenza delle donne nel mondo della ricerca. Ad oggi al CERN le donne rappresentano solo il 10 % dei lavoratori. Qualche altro esempio? Nel settore dell’ingegneria, nell’area Ocse, il tasso di occupazione maschile è dell’88,7%, mentre quello femminile (pur elevato) scende al 78,8%. In Italia, ad esempio, per gli ingegneri di sesso maschile il tasso di occupazione si attesta all’88,5%, mentre per le donne si attesta al 75,2%. Secondo l’ingegnere avere dei modelli femminili invoglierebbe un maggior numero di ragazze a intraprendere una carriera in ambito scientifico. 

Probabilmente a dissuaderle è l’essere sottopagate a parità di lavoro. Nelle nuove generazioni, però si registrerebbe un aumento di lavoratrici donne. L’ing. Papotti ha poi fornito un prezioso spunto di riflessione sulla dinamica del lavoro al giorno d’oggi: una donna in gravidanza adesso potrebbe richiedere la maternità ma lo stesso non è concesso agli uomini; secondo l’ingegnere se si desse anche ai lavoratori maschi questa possibilità ci sarebbe un grande passo in avanti verso l’uguaglianza.

 

La passione: una variabile decisiva

Giulia ci ha dato diversi consigli per gestire il nostro futuro ingresso nel mondo del lavoro. Ha deciso di raccontarci una sua esperienza che ci conferma quanto sia fondamentale mettere passione nelle attività quotidiane. Un giorno ha dovuto compiere una scelta: decidere a quale ragazzo, tra i possibili candidati apprendisti, insegnare il proprio mestiere affiancandolo come mentore al CERN. Dopo aver selezionato un ragazzo greco, scegliendolo tra tantissimi curricula, ha organizzato un incontro con lui.  

 

Inizialmente, non era sicura della scelta. Non conoscendo di persona l’apprendista, avrebbe dovuto aspettare il loro incontro per capire meglio. E’ osservando la crescente curiosità del ragazzo, accompagnata da un animo entusiasta, che ha capito di aver fatto la scelta giusta. Quello era il requisito principale che richiedeva il suo lavoro: la passione. Non solo il mestiere di Giulia, ma qualunque professione, può essere vissuta diversamente grazie alla nostra voglia di agire, manifestazione della passione.

 

Spazio per il profitto?

Di uno studente, la domanda scottante: “Nel suo ambito vede la ricerca scientifica come qualcosa di basato sul profitto e sulla competizione?”

Decisa la risposta della Papotti: “Al CERN non si può parlare di profitto, al CERN non si vende nulla. L'unico organo che si occupa di esportare le proprie ricerche all'esterno del centro di ricerca nucleare è il technology transfer, ma non è diretto al profitto”. Diversa la situazione negli Usa, “dove – continua – deve esserci un tornaconto economico; sei obbligato a dover vendere il progetto o prodotto che ricavi dalla tua ricerca perché i fondi complessivi iniziali sono limitati e vengono allocati a chi ha più possibilità di trarre guadagno dal proprio studio”.

Quanto alla competizione, secondo Giulia, “è un tratto del carattere umano ma è anche soggettiva: alcuni sono competitivi ed altri no, chi più e chi meno e in entrambi casi lo rimangono indipendente dal luogo di lavoro in cui sono. Al CERN facciamo scienza, ma credetemi gli scienziati sono simili al resto della popolazione”.

Giulia Serventi, Federico Lo Iacono, Luca Lanzi, Mattia Boselli