Carlo Mega racconta l'Iliade ai ragazzi del Liceo "Berenini"
Nella giornata di Martedì 7 Marzo, Achille, Ettore, Agamennone, gli eroi di “Iliade”, sono stati raccontati ai ragazzi delle classi prime e seconde del Liceo Scientifico Scienze Applicate “A. Berenini” di Fidenza. La lettura di brani tratti da “Iliade” è stata accompagnata dagli strumenti musicali del tempo (cetra di legno del cedro del Libano, aulòs, cimbali, siringa, flauto di Pan) per ricreare le condizioni in cui aedi e rapsodi, nelle agorà delle polis, recitavano i versi dei poemi di fronte ai loro concittadini, evocando la musicalità e la magia dei versi di Omero. Gli studenti hanno seguito con attenzione, soprattutto i momenti più toccanti: il dialogo tra Andromaca e Ettore alle porte Scee; il litigio furioso tra Agamennone e Achille; la morte di Patroclo; la comprensione di Achille verso Priamo; il compianto di Ettore e il dolore del padre...“Iliade” mette in scena le sofferenze di tutte le guerre che, allora come oggi, affliggono l’umanità, senza fine. Il lamento di Andromaca, Ecuba, Elena, è simile a quello di tutte le donne che hanno subito le violenze della guerra, qualsiasi guerra. Priamo e Achille, uniti dal medesimo dolore, indicano la strada per superare i conflitti e dare origine ad un mondo di pace. Fu una guerra crudele di eroi che appartenevano ad un mondo in cui l’onore (timè), la gloria (kleòs) e il valore (aretè), la vergogna (aidòs), il compianto, la discendenza famigliare, l’accettazione del proprio destino erano valori che guidavano le azioni degli uomini. Ma come tutte le guerre, alla fine non ci sono vinti e vincitori e, tra le vittime ieri come oggi, donne e bambini pagano il prezzo maggiore, perché “La guerra è orrenda e barbara; la guerra, odiata dalle madri, fa infuriare le anime; [...] la guerra mette un soffio di gelo nelle case, la fame sulle strade, e nelle donne il pianto. È barbara la guerra e ottusa e regressiva … (Antonio Machado). E ancora: “Il Polemos è il padre di tutte le cose”: è un frammento di Eraclito, di circa duemila e cinquecento anni fa.
Mauretta Ferrari, Beatrice Rebecchi