"In Emilia mancano 90mila tecnici" L`allarme di Confindustria


Da Repubblica Bologna

MARCO BETTAZZI

AAA cercasi tecnici urgentemente. Entro il 2022, secondo Confìndustria, in Emilia-Romagna mancheranno circa 90mila tra laureati e diplomati tecnico-scientifici necessari allo sviluppo delle imprese. Sono ingegneri e tecnici che le aziende cercano e cercheranno a mani basse, ma che il sistema scolastico e universitario non è in grado di sfornare a sufficienza.

E per capire meglio le necessità delle imprese dall'associazione arriva anche un invito al ministro dello Sviluppo economico. Luigi Di Maio: «Sarebbe bello che visitasse un'azienda al giorno, perché è il luogo che unisce cultura imprenditoriale e mondo del lavoro», ha spiegato ieri Corrado Beldì, vicepresidente di Confindustria Emilia-Romagna.

Non è la prima volta che gli industriali affrontano il tema della carenza di tecnici, appoggiati tra l'altro da illustri testimonial come l'ex premier Romano Prodi. L'associazione sostiene vari progetti per promuovere il sapere tecnico tra famiglie e giovani, per spingerli a scegliere questo tipo di scuole. Ma, evidentemente, ancora non basta.

 «Abbiamo un fabbisogno molto chiaro di figure professionali per il futuro delle nostre imprese - sottolinea Beldì - ma è un futuro prossimo, perché la nostra stima per l'Emilia-Romagna è che manchino 90mila tecnici da qui al 2022, tra laureati e diplomati. È una corsa contro il tempo».

E il confronto con gli altri paesi europei non conforta: «II divario tra Italia ed Europa e tra le nostre esigenze e quanto sta formando il nostro sistema è molto rilevante - continua Beidì. - Ed è la prima cosa su cui dobbiamo lavorare, perché il futuro del nostro sistema industriale dipende dalle competenze».

Per questo sarebbe necessario «ripensare l'orientamento», continua, in modo da «migliorare la percezione sociale dei profili tecnici fra i giovani e le famiglie». Anche per questo Confindustria invita Di Maio a visitare un'azienda al giorno: «Si deve diffondere sempre più una cultura industriale, perché le imprese sono la base del nostro futuro, sono quelle che portano lavoro». E in questo senso secondo gli imprenditori non va nel verso giusto la manovra del governo giallo-verde, perché dal testo inviato alla Commissione europea emerge il dimezzamento, per ora, dei fondi destinati agli incentivi fiscali per gli investimenti in tecnologie avanzate.

«Quello che serve alla nostra industria è l'innovazione, l'industria 4.0. È il modello emiliano, per il quale qui ci siamo impegnati tutti», commenta l'industriale. «L'Emilia-Romagna - aggiunge ha il 7% della popolazione e fa il 13,6% delle esportazioni, ed è quella che ha migliorato i propri risultati in modo più sensibile rispetto alle altre del triangolo industriale».

L'occasione dell'appello degli industriali era la presentazione di una ricerca curata da Confindustria e Federmanager da cui emergono le figure che saranno più ricercate nei prossimi anni e quelle per cui c'è maggiore distanza tra domanda e offerta formativa. Tra i profili con il gap più elevato ci sono nella meccatronica il product & market innovation manager, nell'automazione il tecnico in progettazione software da applicare alle macchine, nella motoristica il tecnico esperto di analisi dai dati, nel settore alimentare il tecnico di meccatronica e nella ceramica il tecnico nella gestione dei processi produttivi. Ma di ben 31 profili professionali emergenti, soltanto 11 sono coperti da corsi specifici degli Its. E questo rischia di aumentare, in futuro, il divario tra richieste delle aziende e disponibilità nelle scuole. Cresce il divario tra la scuola italiana e quella dei Paesi del Nord Europa "Siamo in corsa contro iI tempo" 

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