VIAGGIO D'ISTRUZIONE A CRETA. DAL ΜΎΘΟΣ AL ΛΌΓΟΣ
Impazienti di arrivare nella più grande isola greca, le classi seconde A-B-C del Liceo Scientifico S. A., accompagnate dalle docenti Fanzini, Ferrari, Rebecchi e Teroni, dal 16 al 20 Aprile hanno percorso i distretti di Chania, Rèthymno, Heraklion e Lassìthi, fra monti e mari. Nei primi due, è evidente l'impronta di Turchi e Veneziani in imponenti e solide fortezze, logge, fontane, chiese, minareti, moschee, suggestivi vicoli. Il Monì (monastero) maschile di Aghìa Trìada (Santa Trinità), nella selvaggia penisola di Akrotiri, ci accoglie con giardini fioriti, scorci, cupole, libri miniati, icone, oggetti liturgici ortodossi. Ad Heraklion, si trova il Palazzo del re Minosse a Knossos: propilei, magazzini con enormi phitoi (giare), la sala del trono, colonne, la strada reale; nel Μέγαρον della regina, ammiriamo il famoso affresco dei Delfini. Il pensiero corre al Minotauro, con testa di toro e corpo umano, frutto dell'amore di Pasifae, moglie di Minosse, con il Toro Celeste, rinchiuso nel Labirinto costruito da Dedalo; a sua volta imprigionato, evade con ali tenute insieme da cera insieme al figlio Icaro, che, però, si avvicina al Sole e precipita nell'Egeo, punito per la sua ὕβϱις contro gli dei e la Moira. Borges, nel racconto “La casa di Asterione” (da aster, stella), raffigura il Minotauro come un diverso, solo, triste: aspetta che Teseo, aiutato da Arianna con il famoso filo, lo uccida, per poter, finalmente, morire. Picasso inserisce il Minotauro in “Guernica” ed altri suoi lavori. A Gòrtina, nell'Odeion, il teatro coperto, sono state ritrovate le famose Leggi, epigrafe in lingua dorica ed il più antico Codice Civile. Secondo la leggenda, Zeus ed Europa consumarono qui la loro unione all’ombra di un platano, che, da allora, divenne sempreverde; nacquero tre figli: Minosse, Radamante e Sarpedonte, re dei tre palazzi di Creta. Dunque, il nostro “vecchio continente” ha, qui, le sue mitiche origini? A Festos, del palazzo minoico rimangono rovine e Matala, suo antico porto sul Mar Libico, è racchiusa tra due promontori di arenaria calcarea con grotte usate persino dagli hippies negli anni 60-70. I reperti di tutti gli scavi si trovano nel Museo Archeologico di Heraklion, dove si rimane incantati dagli affreschi: il Principe dei Gigli, le Dame Blu, la Parigina, la taurocatapsìa (gioco con il toro). Un pendente d'oro raffigura due splendide api di Mallia, sul vaso Kamares spuntano fiori bianchi, le labrys (ascia bipenne che da il nome al Labirinto) sono di vario materiale e misura; e, ancora, le piccole sculture delle Dee dei serpenti (con il seno scoperto, perché nobili), gioielli meravigliosi, attualissimi, sarcofaghi, vasche da bagno, figure di toro. A Psychrò, ancora funzionano alcuni, antichi mulini e due studenti, aiutati da un esperto, si sono cimentati nella creazione di vasetti fittili, come quello della Giustizia. Sui pendii brucano le capre kri-kri, piccole e scure, con barbetta e lunghe corna; pare siano le discendenti della capra Amaltea, che allattò Zeus sul monte Ida, nella grotta del Dikteon Andron, dove si narra che Rea lo partorì, per sottrarlo al padre Crono, il quale lo avrebbe divorato. La si raggiunge con una ripida salita (alcune studentesse montando asinelli) e poi bisogna scendere in profondità, fra stalattiti e stalagmiti, e risalire. Il Monte Psiloritis, della catena Dikti Oros, alto più di 2000 metri, svettava, ancora spruzzato di neve. Tornati a valle, abbiamo sostato all'ombra del platano più vecchio del mondo (2000 anni): non bastano 15 studenti per abbracciarlo. Abbiamo trascorso qualche ora al mare e gustato buoni cibi e bevande tipici; non avrebbe potuto andare meglio, con la guida Vaggheli (εὖ, bene e ἀγγέλλω, annunzio, quindi buon annunzio!) e l' autista Eftiki ( ευ, bene, τύχη fortuna, dunque buona fortuna!).